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NOTIZIE DAL WEB


 
Finita l'attesa per i concerti di Vasco Rossi
    22/01/2013 aggiunto da http://www.mo24.it/zocca/spettacolo/2013/01/22/notizie/concerti_estivi_vasco_rossi-1213774.html

L'Organizzatore Live Nation ha confermato che sono già state fissate le date per i quattro concerti che il rocker di Zocca terrà quest'estate. Dopo due anni di attesa, il grande Vasco torna sul palcoscenico.
Vasco farà un nuovo tour che si preannuncia sold out.
Secondo quanto è stato diffuso, questo nuovo Tour “Vasco 2013” riprende il filo interrotto con i concerti a Torino e Bologna.
Questi sono i concerti previsti: il 9 e 10 giugno a Torino, Stadio Olimpico; il 22 e 23 giugno a Bologna, Stadio Dall’Ara.
Gli interessati possono acquistare i biglietti online sul sito TicketOne.it e tramite call center dalle ore 10 di venerdì 25 gennaio.


Game over per Atari
    22/01/2013 aggiunto da http://www.lastampa.it/2013/01/22/tecnologia/game-over-per-atari-6tqZhWpaipG1ZDz72jLg8O/pagina.html

Atari è fallita. La storica azienda di videogiochi ha chiesto al tribunale di Manhattan di poter accedere al “Chapter 11”, l’amministrazione controllata, per separarsi dalla casa madre francese. Atari SA è infatti in perdita ininterrotta dal 1999 e fortemente indebitata, con le azioni passate dagli 11 euro del 2008 a 1 euro di oggi. L’obiettivo di Atari Inc. è di riorganizzare profondamente il business aziendale e trovare nuovi investitori, puntando sul ricco mercato dei videogiochi per smartphone e tablet.
Finisce così (per il momento) un marchio che ha fatto la storia dei videogame, con titoli come «Lunar Lander», «Asteroids», «Centipede», e soprattutto «Pong», lanciato nel 1972. Ci si giocava in bar e locali, ma – e questa era la novità – anche a casa, con console come l’Atari 2600. Lanciata nel 1977, fu la prima ad avere una diffusione di massa, e diventò sinonimo di console come succederà per il Walkman di Sony con i riproduttori di cassette portatili e poi per l’iPod con i lettori Mp3. Allora l’impiegato più illustre di Atari aveva già lasciato la ditta: Steve Jobs ci lavorò fino alla fine del 1975, e nell’aprile dell’anno seguente fondò Apple.
Atari continuò a crescere, e al 2600 si affiancò nel 1982 un modello più potente costoso, il 5200. Nello stesso anno arrivò anche «Pac Man», in un adattamento per le console casalinghe, che però non vendette quanto speravano i manager dell’azienda californiana. Fu un flop ancora peggiore «E. T.», il videogioco ispirato al film di Spielberg, uscito nel 1983: milioni di cartucce invendute finirono sepolte in una discarica nel deserto del Messico. Cresciuta a ritmi serrati, l’industria videoludica americana crollò altrettanto velocemente, e in due anni passò da un fatturato di 3,2 miliardi di dollari a circa 100 milioni, un calo del 97 per cento. Per Atari, che nel frattempo era stata acquistata da Warner, iniziò un lungo periodo di cambi di assetto societario, e quando la crisi finì, fu la giapponese Nintendo ad approfittarne per prima. Si parlò di una possibile fusione tra le due aziende, che però non si realizzò mai: Atari cambiò ancora proprietà, e nel decennio successivo dovette soccombere alla concorrenza della Playstation di Sony e la Saturn di Sega, senza contare il boom dei personal computer con cui era possibile anche giocare.
Oggi il sito web dell’azienda pubblicizza mestamente qualche decina di giochi d’epoca, mentre il famoso logo si vede solo sulle t-shirt di geek e aspiranti tali. Perché nel 2012 il 17 per cento del fatturato di Atari è arrivato dall’abbigliamento.


Svolta animalista, dopo 20 anni Gardaland dice addio ai delfini
    14/01/2013 aggiunto da http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2013/14-gennaio-2013/svolta-animalista-20-anni-gardaland-dice-addio-delfini-2113535772474.shtml

CASTELNUOVO DEL GARDA (Verona) — Sarà che il danno di immagine rischiava di pesare più di quello economico. E magari avrà contribuito pure il fatto che, oggigiorno, i bambini preferiscono le giostre mozzafiato allo spettacolo della natura. Fatto sta che, alla fine, ha vinto lo spirito animalista: da quest’anno Gardaland, il primo grande parco divertimenti d’Italia, dirà addio al suo famosissimo delfinario. Il 6 gennaio Robin, Teide, Betty e Nau, i quattro esemplari cresciuti all’ombra delle montagne russe, si sono esibiti per l’ultima volta, e già in questi giorni è iniziato lo smantellamento della struttura commerciale annessa al Palablu. «Se ne va un pezzo di storia di Gardaland » conferma Danilo Santi, il direttore del parco che sorge a Castelnuovo, sulla sponda veronese del lago di Garda. «I delfini erano una presenza costante già dall’inizio degli anni Novanta. Il loro show è stato visto da milioni di spettatori, al punto che nel 1997 abbiamo deciso di realizzare il Palablù, con millecinquecento posti a sedere».
Ma quelli erano altri tempi: gli animalisti, almeno in Italia, non erano certo in grado di influenzare le strategie aziendali. Oggi è diverso. Il parco divertimenti è di proprietà della Merlin Entertainments, una società inglese che gestisce attrazioni in tutto il pianeta: dalla maxi- ruota panoramica di Londra al più celebre museo delle cere, il Madame Tussauds, fino all’Heide Park di Soltau, in Germania. Particolare motivo di orgoglio - anche per la buona reputazione che hanno fatto guadagnare all’azienda - sono i Sealife: ventisette strutture sparse nel mondo (ce n’è una proprio accanto a Gardaland) che consentono ai visitatori di ammirare da vicino i più belli e rari animali marini. È l’«eco-business ». L’obiettivo, realizzato attraverso diverse iniziative, è di garantire ai pesci nati in cattività un ambiente del tutto simile a quello originario, ma anche di proteggere la natura attraverso la partecipazione a programmi di riproduzione e a campagne per la salvaguardia dell’ambiente.
Da qualche anno è però diventato complicato, per Merlin, giustificare la convivenza di due attività apparentemente diverse: una che promuove il rispetto per gli abitanti dei mari e l’altra che «costringe» i delfini a esibirsi per far divertire gli spettatori. In Inghilterra, la pressione degli animalisti si è fatta sentire. E anche in Italia la Lega antivivisezione aveva auspicato la «scelta etica» di chiudere il Palablù, definendolo una «prigione in acqua». Accuse neanche troppo pesanti, se paragonate a quelle lanciate nel 2001, quando Gardaland nell’arco di poche settimane dovette giustificare la morte di tre dei propri delfini. Ma ora gli animalisti potranno cantare vittoria. «Prima ancora delle pressioni esterne, ha pesato il fatto che Merlin ha nel suo Dna una politica di profondo rispetto degli animali. La scelta di dire addio al delfinario ne è quindi una diretta conseguenza», spiega Santi. Con una media di 750mila spettatori a stagione, gli show quotidiani registravano sempre il tutto esaurito, sebbene già dal 2006 (quando il gruppo inglese rilevò il parco veneto) lo spettacolo al Palablu avesse «virato» verso un approccio più didattico.
Ora, Robin e i suoi tre «colleghi» potranno godersi la meritata pensione: l’ipotesi più probabile è che siano trasferiti all’acquario di Genova, anche se l’accordo con la struttura ligure non è ancora stato siglato. In fase di trattativa c’è anche il futuro lavorativo dei tre addestratori che per anni si sono occupati degli esemplari. La società sembra intenzionata a evitare, per loro, il ricorso alla cassa integrazione. Infine, dopo lo smantellamento del negozio, gli operai metteranno mano anche al Palablù. «Ne ricaveremo un’arena - conclude il direttore - in grado di ospitare nuovi spettacoli, che non avranno per protagonisti gli animali. Una delle ipotesi è di utilizzarla per proiezioni in "4D", anche se non c’è ancora un progetto definitivo».


Castello di Vigevano, cede un muro: chiusa via Riberia
    14/01/2013 aggiunto da http://laprovinciapavese.gelocal.it/cronaca/2013/01/14/news/castello-di-vigevano-cede-un-muro-chiusa-via-riberia-1.6344192

VIGEVANO. Castello: crollano pezzi del muro di cinta, strada transennata e vietata alla circolazione. È stato un brutto risveglio, ieri mattina, per i vigevanesi. Il muro di cinta del Castello, nella parte che dà su via Riberia, sta piano piano franando, forse a causa delle vibrazioni provocate dai mezzi pesanti che da tempo stanno lavorando nel cortile adiacente alla Loggia delle dame. Diversi mattoni si sono staccati e sono caduti sulla via pubblica, alcuni di questi sono stati ritrovati nella parte interna. Subito l’allarme alle forze dell’ordine: i vigili del fuoco gli agenti della polizia locale hanno transennato l’area, impedendo il passaggio alle autovetture, quelle poche autorizzate dato che si tratta di zona a traffico limitato, mentre venivano avvisati anche i responsabili dell’ufficio tecnico del Comune, reperibili la domenica.

Fortunatamente nessuna persona è stata colpita dalla caduta dei mattoni, ma il pericolo poteva essere più che concreto dato che quel tratto di via Riberia è pedonale e che lì di fronte, insieme ad altre attività commerciali, c’è anche un asilo il che presuppone un notevole via vai. Ieri, domenica, grossi problemi di circolazione non si sono verificati, oggi però il problema potrebbe diventare più serio, perché le macchine autorizzate al passaggio, tra cui tutte quelle dei genitori dei bambini iscritti a quell’asilo, non potranno proseguire in via Riberia verso via del Carrobbio ma saranno costrette a tornare indietro in via Cairoli – a passo d’uomo - salvo altre modifiche viabilistiche che verranno prese in queste ore. «Se a causare il crollo è stata la presenta ed il passaggio dei mezzi pesanti utilizzati nel cantiere – dice Luigi Sampietro, assessore ai lavori pubblici – saranno i tecnici a capire che dovranno provvedere al ripristino anche del muro di cinta. Il problema è che il Castello è un bene sotto vincolo, e anche per un piccolo intervento come questo, occorre l’autorizzazione della Sovrintendenza. Credo comunque che entro domani (oggi per chi legge, ndr) il nostro dirigente, Clara Mascherpa, chiamerà chi di dovere per segnalare il problema». Da quanto si è appreso, sembrerebbe che le autorità intervenute ieri mattina abbiano consigliato di procedere, in via del tutto cautelativa, con una verifica statica del suolo di pertinenza e limitrofo al Castello. Anche perché le crepe, negli edifici immediatamente vicini non mancano. Il palazzo di fronte, al civico 2 di via Riberia, presenta crepe visibili anche dalla stessa strada e tra i residenti c’è chi dice che si sarebbero allargate già durante l’estate, con l'intensificarsi dei lavori per il posizionamento delle centraline elettriche e di riscaldamento del Castello.


«La pensione è sospesa» E a Vigevano è il caos
    14/01/2013 aggiunto da http://laprovinciapavese.gelocal.it/cronaca/2013/01/12/news/la-pensione-e-sospesa-e-a-vigevano-e-il-caos-1.6333057

VIGEVANO. Per almeno seimila pensionati pavesi quella lettera dell’Inps deve essere stata un colpo al cuore. Al punto che a Vigevano, nella sede di un sindacato, c’è stato persino un malore. Perché in quella lettera, scritta come sempre in un “burocratese” non di facile comprensione, si spiegava che la pensione, meglio l’assegno minimo, veniva sospeso: «La informiamo - recitava - che non ci risulta ancora pervenuto il suo modello Red relativo ai redditi dell’anno 2010». Per cui, «l’Istituto ha disposto la sospensione delle prestazioni legate al reddito da lei percepite, che verrà resa operativa nel corso dell’anno 2013».

Da gelare il sangue. E così, a Vigevano, dove pare che siano arrivate le prime centinaia di lettere, la preoccupazione si è diffusa: assalto agli uffici dell’Inps, ai sindacati, ai patronati e naturalmente alle Poste, dove però nessuno poteva dare spiegazioni, visto che a decidere questa procedura era stata l’Inps nazionale. L’obbligo di presentare il modello reddituale Red riguarda solo quei pensionati che godono di alcune prestazioni aggiuntive, ad esempio l’integrazione al trattamento minimo, le maggiorazioni sociali, la quattordicesima. Cifre intorno ai 400-500 euro, pare poca cosa, ma è il reddito mensile, spesso l’unico, di questi pensionati. Quindi la corsa dai sindacati, mai stati così affollati tanto che mercoledì è stato necessario l’intervento di un’ambulanza perché una signora ha accusato un mancamento. «La raccomandata dell’Inps – spiega Niccolò Piccolomo, capo della Lega Vigevano Centro Spi Cgil - è un’ulteriore preoccupazione per persone anziane che già mesi fa avevano ricevuto una comunicazione simile con trattenute sulla pensione per indebiti di anni precedenti. Gli uffici della Camera del Lavoro sono stati letteralmente presi d’assalto dalle persone, allarmate da quella lettera. C’è molta confusione e ci sono stati anche diversi litigi generati dalla tensione sempre più alta. Perché tutto questo accanimento nei confronti dei pensionati?». Ci sono comunque 60 giorni di tempo per inviare all’Insp il Red 2010 e mettere quindi al sicuro, se così si può dire, la propria pensione. «Il malcontento dilaga – conclude Piccolomo - e le prospettive future non sono rassicuranti. I nostri uffici, che sono in via Bellini 26 fanno del loro meglio e si mettono a disposizione tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12 e dalle 14.30 alle 17.30, di chi ha ricevuto quel sollecito, come è stato sempre fatto. Cerchiamo anche di tranquillizzare le persone che ci appaiono stanche, demotivate e che si considerano solo vittime indifese di una società che non li considera e tantomeno li tutela».

Chiocciola Tecnologica di Lorini Marco P.I. 02386970186