DOSSI DELLA LOMELLINA In "Lomellina", vi è la presenza di una serie di formazioni geologiche caratteristiche di origine ancora, in parte, controversa: i "Dossi". Si tratta, in sintesi, di veri e propri vasti rilievi sabbiosi Pleistocenici che si elevano di pochi metri (3, 4) sulla campagna circostante. Nel passato la Lomellina doveva apparire come un'immensa zona ondulata in cui si alternavano aree acquitrinose ad aree asciutte nelle quali emergevano zone sopraelevate in corrispondenza degli attuali Dossi. Oggi ben poco è rimasto del paesaggio originario. Le paludi sono state bonificate e i dossi in gran parte spianati. Il processo di livellamento del terreno ha avuto, nel dopoguerra, una vera e propria impennata dovuta, da una parte, all'estendersi della monocoltura e della coltivazione del pioppo, adatta ai terreni sabbiosi, e dall'altra, alla disponibilità di mezzi meccanici molto efficienti. Le aree occupate dai Dossi, in quanto non irrigabili per scorrimento, sono state tra le ultime ad essere utilizzate agronomicamente, mantenendo nel tempo vegetazione forestale tipica. Nel tempo si sono succeduti diversi utilizzi agronomici dei Dossi. Dal punto di vista morfologico e vegetazionale oggi possiamo rinvenire alcuni Dossi che hanno conservato, almeno in parte, le originarie caratteristiche e quindi meritevoli di interventi per la loro qualificazione ed altri che sono stati irrimediabilmente compromessi dall'attività antropica perdendo gran parte delle caratteristiche salienti che ne caratterizzavano l'aspetto. Nel contesto della pianura addomesticata, con bassa biodiversità e con monotonia paesaggistica, i Dossi rappresentano isole di particolare significato biogeografico, in quanto si differenziano dal contesto d'inserimento. Inoltre, per la loro struttura e per le loro particolarità caratteristiche, si prestano per una fruizione sostenibile carica di significati naturalistici. Ma alcuni di questi sono ancora ben visibili nei pressi di Remondò, in area non accessibile perché zona militare, di Parona, di Scaldasole e soprattutto lungo la strada Cergnago-Tromello, in una proprietà privata. In questi luoghi ci si trova di fronte a collinette, sabbiose e boscose, che si intervallano a conche umide. I boschi, che vedono prevalere le querce, sono abitati dal Tasso, dal Picchio, dalla Puzzola, dalla Volpe e da molte specie di volatili, tra i quali il Merlo, il Pettirosso, la Capinera, la Cinciallegra, il Rigolo, l'Usignolo, il Gufo, la Civetta e la Poiana. Le zone umide ospitano muschi e licheni, il Germano reale, la Gallinella d'acqua ed anfibi illustri: la Rana di Lataste ed il Rospo bruno, in via di estinzione in gran parte dell'Europa. Nell'area dei dossi è visibile l’alternanza di avvallamenti e dorsali che testimonia come la superficie della nostra pianura sia stata plasmata dai continui mutamenti di percorsi dei fiumi, dall'incessante lavoro di ruscelli, oltre che dall'erosione provocata dagli agenti atmosferici. Può sembrare strano ma alcuni dei dossi meglio conservati devono la loro sopravvivenza proprio all'urbanizzazione, in quanto - in una terra di boschi ed acquitrini quale era la Lomellina medievale - i centri abitati hanno dovuto per forza svilupparsi all'asciutto, e quindi in posizione rialzata. Chi si trova a transitare in Lomellina, dopo aver attraversato lunghi tratti di campagne piattissime, resta piacevolmente sorpreso dallo scoprire, nel cuore di questi centri, salitelle fiancheggiate da vecchie case o antiche chiese affacciate su sagrati dolcemente degradanti. Il minuscolo bosco di Scaldasole, in provincia di Pavia, deve la sua importanza al fatto di essere una delle pochissime formazioni forestali residue della Lomellina (se si esclude naturalmente il Parco del Ticino). L'interesse botanico-forestale dell'area è in questo caso particolarmente spiccato in quanto il bosco occupa un dosso sabbioso. I confini della riserva naturale "Boschetto di Scaldasole" percorrono, a grandi linee, i limiti del dosso. La fascia di rispetto è occupata per buona parte, da seminativi (erba medica, mais, frumento). Nel bosco sono riconoscibili situazioni diverse. Una parte è occupata da esemplari piuttosto giovani di Robinia (Robinia pseudoacacia) con un sottobosco arbustivo di Rovi, Sambuchi (Sambucus nigra), Noccioli (Corylus avellana) e Biancospini (Crataegus monogyna). La vegetazione erbacea è anch'essa poco significativa. Più interessante è invece il tratto di bosco dominato dalla Farnia (Quercus robur), presente con esemplari che raggiungono anche 20 metri di altezza. L'area ospita invece una fin troppo abbondante popolazione di Conigli selvatici (Oryctolagus cuniculatus), specie tipica di questi ambienti sabbiosi, idonei per la costruzione delle caratteristiche tane sotterranee del Lagomorfo.
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