CASCINE IN LOMELLINA In Lomellina, come in tutta la pianura lombarda, le campagne sono costellate da numerosissime cascine di grandi dimensioni, un tempo dotate di tutti i servizi e le strutture necessarie per la vita sociale e la produzione agricola, che potremo definire di modello imprenditoriale. La forma classica a corte chiusa, quadrilatera, deriva in qualche caso dalla villa rustica romana, in altri dalla forma del ricetto medioevale o dai conventi dei monaci. Sull’ampio spazio interno, quadrato o rettangolare, in parte occupato dall’aia, si affacciano a meridione le stalle per le mucche da latte con i sovrastanti fienili, a ovest le stalle destinate ai buoi ed ai cavalli e i locali di servizio, e poi, a oriente, le case dei salariati, cioè dei contadini a contratto fisso. Nella posizione migliore rimasta libera, spesso a nord, la casa del proprietario o del fittabile, cioè il conduttore dell’azienda, più ampia e con un piano rialzato sopra le altre per far posto anche al granaio. Nella cascina non è difficile trovare la chiesa oppure un semplice campaniletto che scandiva le ore richiamando i contadini al lavoro dei campi o annunciando la fine della dura giornata di lavoro. Fra le più interessanti cascine lomelline, la Sforzesca di Vigevano: nella valle del Ticino, a ridosso di Vigevano, con una campagna di acquisizioni, Ludovico il Moro idea una vasta tenuta di caccia e con valenza produttiva con al centro l¿edificio della cascina a pianta quadrata. Questa presenta quattro padiglioni rettangolari disposti agli angoli e utilizzati come residenza. I segmenti di unione delle torri sono utilizzati come stalle o depositi. Era presente anche una chiesa poi parrocchiale di S. Antonio Abate. Altri nuclei rurali punteggiano la proprietà, arricchità dell'altra chiesetta settecentesca di S. Vittore, di un cimitero domenicano e della villa Saporiti, costruita in epoca neoclassica. La Sforzesca, che consistette nella riorganizzazione, a sud del borgo, di una serie di abitazioni nobiliari, masserie, ricoveri per animali da allevamento e depositi entro un grande cascinale quadrangolare a corte chiusa, caratterizzato dalla presenza di quattro torri angolari, fu in realtà, in ordine cronologico, la prima iniziativa del Moro a Vigevano, che la intese come centro di raccolta e organizzazione delle ricchissime entrate prodotte dal territorio, promuovendo attività sperimentali di coltivazione e allevamento, tra cui la nota introduzione del gelso e del baco da seta. La corte chiusa della Sforzesca costituisce un vero e proprio prototipo per la successiva architettura rurale lombarda, soprattutto per la regolarità grandiosa dell'impianto e per la rigorosa funzionalità; né il duca mancò di prevedere l'inserimento di orti e giardini, resi possibili anche dalle opere di regolazione delle acque; evitò invece di promuovere la realizzazione di una residenza signorile suburbana, consueta nelle corti quattrocentesche, rimanendo in questo senso legato alle abitudini dei principi tardomedievali. Sulla valle selvosa del Ticino, ricca di attrattive per la caccia, attirò l'attenzione di Francesco I Sforza, tanto che che il Comune di Vigevano nel 1463 ne dona duemila pertiche, che costituiranno il nucleo della "Villa Sforzesca". Col ducato di Ludovico il Moro, la proprietà si trova di nuovo al centro di grandi lavoro di regolazione e deviazione delle acque della Mora e del Naviglio di Vigevano. Vuole farne una Tenuta agricola modello, con una" Villa che per ampiezza di fabbricati, per estensione di fondi, e per comodità di vita superi quelle fino allora conosciute". Per raggiungere questo intento si lancia in una politica si acquisizioni dei terreni limitrofi. La "Villa Sforzesca" fu terminata nel 1486, con quattro Torri agli angoli, oggi chiamato "Colombarone", e il duca stesso la battezzò volle Ludovico Maria Sforza : "Sforzesca". Nel 1494 viene aumentata ancora, tramite acquisizioni l'estensione del fondo e l'offre in dono a sua moglie Beatrice d' Este. Qui viene chiamato a offrire i suoi servigi anche Leonardo è documentato. Venendo qui egli prende interesse a molte opere idrauliche e agrarie fissandole in manoscritti che ancora si conservano. Morta Beatrice d'Este, Lodovico la cedette ai domenicani di S. Maria delle Grazie, che custodivano a Milano il sacello della moglie. Sconfitto nel 1500 Ludovico il Moro dalle truppe francesi di Luigi XII, questi offre la Signoria di Vigevano e quindi della Sforzesca al suo Maresciallo: Gian Giacomo Trivulzio. Nel 1522, la Villa torna nelle mani degli Sforza, cioè al secondogenito del Moro, Francesco II ° Sforza. Ottiene dal Papa Clemente VII per Vigevano la dignità della Sede Vescovile e pertanto concede la Villa in dote, parte (la Pecorara) alla Mensa Vescovile di Vigevano e il resto al Capitolo Cattedrale. Morto Francesco II, il Ducato di Milano e le proprietà ducali passano a Carlo V, che la ricedette ai domenicani, che la tennero fino alle soppressioni napoleoniche del 1797. Nel 1803 la "Sforzesca" pervenne al genovese Marcello Giuseppe Saporiti. Nel 1845 il Re Carlo Alberto eresse "Villa Sforzesca" in Marchesato ed il Conte Apollinare Rocca Saporiti, subentrato nella proprietà, ebbe per primo il predicato specifico di "Marchese della Sforzesca". Si deve a lui la ricostruzione dell' attuale Chiesa Parrocchiale, la Cripta sotterranea per le Sepolture dei marchesi, la fondazione sin dal 1851 delle Scuole, e dell' Asilo per i bimbi della Frazione nonché la erezione della Vice-Cura autonoma (8 dicembre 1861) della quale i marchesi conservano il dovere e il diritto di Patronato. La Sforzesca è di sicuro il manufatto più importante ma percorrendo la Lomellina incontriamo molte cascine e le più belle sono: cascina Cardinala a Scaldasole, Cascina Barzo di Gravellona, Cascina San Sebastiano di Robbio, Marza di Zeme, Erbamala e Campalestro fra Velezzo e Cergnago, la tenuta di Sant’Albino, cascina Medaglia, la cascina Chiappona, la cascina Costa, cascina Terno a Velezzo Lomellina, la Melegnana e la Vallazza ad Olevano, cascina Tessera a Valeggio, Santa Maria di Bagnolo e San Bernardo a Langosco e molte altre, caratterizando il paesaggio.
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